Giovanni non riesce a chiudere gli occhi, la stanza è buia, nella casa c’è ancora silenzio. Certamente il babbo e la mamma dormono ancora. Altrimenti avrebbe sentito gli appena percettibili rumori che fa la mamma quando si muove per preparare la colazione. Appoggia dolcemente la tazza sul piano della cucina, il cucchiaino, apre lo sportello dei biscotti, facendo la massima attenzione, ogni mattina, per non farsi sentire.
Ma i superpoteri di Giovanni fanno sì che, dalla sua camera, lui sappia, sempre, esattamente cosa la mamma stia facendo in quel momento. Non si sente ancora il buon odore di caffè che riempie la casa e rende ancora più piacevole il risveglio. E’ evidente che dormono ancora tutti e alla fine, Giovanni sa, che si farà tardi. Ha sentito un sospiro, qualcuno si muove nel letto. E’ suo fratello Giacomo. E’ tornato da poco, e lui sì che dorme, ha fatto tardi come tutti i sabato sera. Tanto poi dormirà fino a mezzogiorno. Lui non verrà con noi. Non ha voglia.
Sono due notti che Giovanni non riesce a dormire, ma finalmente oggi è il gran giorno, la prima volta anche per lui e non vede l’ora… Già! L’ora!?! Che ore saranno? Se non ci muoviamo per tempo facciamo tardi. “mamma… mamma… che ore sono? Dobbiamo andare…”.
La voce di Giovanni è bassissima, ma la mamma è abituata a percepire ogni suono proveniente dalla sua stanza… “dormi è ancora troppo presto, fuori è ancora buio, riposati la giornata sarà lunga e faticosa”.
La voce della mamma è dolce e rassicurante, ma… ma come si può dormire. Domani è la prima volta per Giovanni, la prima volta in escursione nel bosco. Il bosco l’ha visto, passando con l’auto guidata
dal babbo, a volte si è pure fermato insieme ai genitori e al fratello Giacomo a guardalo da fuori, ma mai, mai ci è potuto entrare. L’ha visto sui libri, nei documentari in Tv…
Giacomo invece c’è andato tante volte con gli amici e dice che non c’è niente di straordinario nel bosco, tanti alberi, solo tanti alberi…
Come se già solo quello non fosse straordinario. Ma Giovanni lo sa che, non può esserci solo quello, certamente c’è dell’altro, tanto altro e finalmente tra poche ore sarà lì, anche lui, per la prima volta, e potrà vedere quel mondo straordinario.
Sopraffatto dalla stanchezza, viene sorpreso, dal suono della sveglia, in una sorta di dormiveglia. Finalmente le prime luci del giorno si insinuano dai pertugi delle persiane e la stanza non è più completamente al buio. Giovanni finge di dormire ancora, rassicurato dagli impercettibili, familiari, rumori della mamma che prepara la colazione. Eccolo! L’odore del caffè! Ora è il momento del babbo! “Alberto… Alberto alzati, sveglia Giovanni e aiutalo a prepararsi…”. La mamma parla piano per non svegliare Giacomo.
Il grugnito del babbo rassicura Giovanni… Il babbo ha sentito.
Come ogni mattina, il rito della preparazione alla giornata, in bagno, i denti, i vestiti (oggi adatti all’escursione nel bosco). Poi seduti a tavola per la colazione. “Babbo, vedrai che io non potrò partecipare… lì c’è scritto che sono obbligatorie le scarpe da escursionismo. Io non ce l’ho le scarpe da escursionismo…” La voce rassicurante del babbo: “Vedrai che per te faranno un’eccezione, non ti preoccupare”, restituisce un po’ di tranquillità a Giovanni. Lo sguardo sereno della mamma completa l’opera.
Ma a Giovanni viene in mente un altro dettaglio fondamentale… “LO ZAINO!” “io non ce la faccio a portare uno zaino con tutte le cose che c’è scritto di metterci dentro”.
Ancora, la paziente risposta del babbo, rasserena la colazione di Giovanni. “Il tuo zaino lo porto io, stai tranquillo, a me non pesa… mangia che tra un po’ dobbiamo scendere”.
Il viaggio in auto non è lungo, ma ancora costellato di preoccupazioni e domande, oltre alla paura di essere in ritardo, e Giovanni come ogni giorno riceve rassicurazione e tranquillità dalle parole dei genitori.
Ma ecco, ci siamo. Non siamo in ritardo. Anzi non c’è quasi nessuno. Eppure a Giovanni avevano detto che sarebbero stati in tanti. Arriveranno. Effettivamente Giovanni e i suoi genitori sono arrivati addirittura in anticipo. Ma meglio così c’è da prepararsi.
Intanto Giovanni si guarda intorno… Quelli con le magliette tutte uguali devono essere gli accompagnatori e le accompagnatrici, poi ci sono altri con belle scarpe da escursionismo, zaini stracolmi, bastoncini… “I BASTONCINI!!!” Giovanni è preso dal panico “Babbo, Mamma, non ho i bastoncini!” Ma ancora una volta le suadenti parole dei genitori ne placano l’ansia. Si può partecipare anche senza, non tutti li hanno.
E’ la sua prima volta, possibile che non comprendano che per lui è la prima volta e tutti siano così sereni.
Nel frattempo è arrivata tanta gente, siamo quasi pronti. Gli accompagnatori a turno danno le indicazioni e le raccomandazioni e… finalmente si può partire. A Giovanni, il babbo e la mamma, hanno detto, che alcune persone lo avrebbero aiutato a salire in quella carrozzina ad una ruota. Si chiama Joelette, ma ora un po’ di timore ce l’ha. Come può quel trabiccolo con una sola ruota restare in equilibrio!
I gesti sicuri e decisi dei volontari lo tranquillizzano, ora è sopra, in sicurezza. Ha Oreste davanti che tira e Giuliana dietro che lo tiene in equilibrio, hanno un passo sicuro e spedito, si muovono velocemente in mezzo agli altri camminatori… e gli sembra di volare.
Ma i superpoteri di Giovanni fanno sì che, dalla sua camera, lui sappia, sempre, esattamente cosa la mamma stia facendo in quel momento. Non si sente ancora il buon odore di caffè che riempie la casa e rende ancora più piacevole il risveglio. E’ evidente che dormono ancora tutti e alla fine, Giovanni sa, che si farà tardi. Ha sentito un sospiro, qualcuno si muove nel letto. E’ suo fratello Giacomo. E’ tornato da poco, e lui sì che dorme, ha fatto tardi come tutti i sabato sera. Tanto poi dormirà fino a mezzogiorno. Lui non verrà con noi. Non ha voglia.
Sono due notti che Giovanni non riesce a dormire, ma finalmente oggi è il gran giorno, la prima volta anche per lui e non vede l’ora… Già! L’ora!?! Che ore saranno? Se non ci muoviamo per tempo facciamo tardi. “mamma… mamma… che ore sono? Dobbiamo andare…”.
La voce di Giovanni è bassissima, ma la mamma è abituata a percepire ogni suono proveniente dalla sua stanza… “dormi è ancora troppo presto, fuori è ancora buio, riposati la giornata sarà lunga e faticosa”.
La voce della mamma è dolce e rassicurante, ma… ma come si può dormire. Domani è la prima volta per Giovanni, la prima volta in escursione nel bosco. Il bosco l’ha visto, passando con l’auto guidata
dal babbo, a volte si è pure fermato insieme ai genitori e al fratello Giacomo a guardalo da fuori, ma mai, mai ci è potuto entrare. L’ha visto sui libri, nei documentari in Tv…
Giacomo invece c’è andato tante volte con gli amici e dice che non c’è niente di straordinario nel bosco, tanti alberi, solo tanti alberi…
Come se già solo quello non fosse straordinario. Ma Giovanni lo sa che, non può esserci solo quello, certamente c’è dell’altro, tanto altro e finalmente tra poche ore sarà lì, anche lui, per la prima volta, e potrà vedere quel mondo straordinario.
Sopraffatto dalla stanchezza, viene sorpreso, dal suono della sveglia, in una sorta di dormiveglia. Finalmente le prime luci del giorno si insinuano dai pertugi delle persiane e la stanza non è più completamente al buio. Giovanni finge di dormire ancora, rassicurato dagli impercettibili, familiari, rumori della mamma che prepara la colazione. Eccolo! L’odore del caffè! Ora è il momento del babbo! “Alberto… Alberto alzati, sveglia Giovanni e aiutalo a prepararsi…”. La mamma parla piano per non svegliare Giacomo.
Il grugnito del babbo rassicura Giovanni… Il babbo ha sentito.
Come ogni mattina, il rito della preparazione alla giornata, in bagno, i denti, i vestiti (oggi adatti all’escursione nel bosco). Poi seduti a tavola per la colazione. “Babbo, vedrai che io non potrò partecipare… lì c’è scritto che sono obbligatorie le scarpe da escursionismo. Io non ce l’ho le scarpe da escursionismo…” La voce rassicurante del babbo: “Vedrai che per te faranno un’eccezione, non ti preoccupare”, restituisce un po’ di tranquillità a Giovanni. Lo sguardo sereno della mamma completa l’opera.
Ma a Giovanni viene in mente un altro dettaglio fondamentale… “LO ZAINO!” “io non ce la faccio a portare uno zaino con tutte le cose che c’è scritto di metterci dentro”.
Ancora, la paziente risposta del babbo, rasserena la colazione di Giovanni. “Il tuo zaino lo porto io, stai tranquillo, a me non pesa… mangia che tra un po’ dobbiamo scendere”.
Il viaggio in auto non è lungo, ma ancora costellato di preoccupazioni e domande, oltre alla paura di essere in ritardo, e Giovanni come ogni giorno riceve rassicurazione e tranquillità dalle parole dei genitori.
Ma ecco, ci siamo. Non siamo in ritardo. Anzi non c’è quasi nessuno. Eppure a Giovanni avevano detto che sarebbero stati in tanti. Arriveranno. Effettivamente Giovanni e i suoi genitori sono arrivati addirittura in anticipo. Ma meglio così c’è da prepararsi.
Intanto Giovanni si guarda intorno… Quelli con le magliette tutte uguali devono essere gli accompagnatori e le accompagnatrici, poi ci sono altri con belle scarpe da escursionismo, zaini stracolmi, bastoncini… “I BASTONCINI!!!” Giovanni è preso dal panico “Babbo, Mamma, non ho i bastoncini!” Ma ancora una volta le suadenti parole dei genitori ne placano l’ansia. Si può partecipare anche senza, non tutti li hanno.
E’ la sua prima volta, possibile che non comprendano che per lui è la prima volta e tutti siano così sereni.
Nel frattempo è arrivata tanta gente, siamo quasi pronti. Gli accompagnatori a turno danno le indicazioni e le raccomandazioni e… finalmente si può partire. A Giovanni, il babbo e la mamma, hanno detto, che alcune persone lo avrebbero aiutato a salire in quella carrozzina ad una ruota. Si chiama Joelette, ma ora un po’ di timore ce l’ha. Come può quel trabiccolo con una sola ruota restare in equilibrio!
I gesti sicuri e decisi dei volontari lo tranquillizzano, ora è sopra, in sicurezza. Ha Oreste davanti che tira e Giuliana dietro che lo tiene in equilibrio, hanno un passo sicuro e spedito, si muovono velocemente in mezzo agli altri camminatori… e gli sembra di volare.
Gli fanno domande gli chiedono come va, ma lui non riesce a parlare, l’emozione è troppo grande. Ci sono tante persone intorno che parlano, che sorridono, che lo salutano, ma nemmeno a loro riesce a rispondere, i suoi occhi e la sua mente sono colmi di stupore e di felicità. Perché ormai è li, lo può quasi toccare, è uscito dalla strada asfaltata, è entrato per la prima volta in un sentiero e a pochi metri c’è il bosco. E’ dentro, i sobbalzi della carrozzina che passa sui sassi e il terreno sconnesso, si fondono ai battiti del suo cuore, ovattando ogni altro suono proveniente dall’esterno.
E’ tutto ancora più straordinario di quanto aveva mai potuto immaginare, si ci sono tanti alberi, ma non sono tutti uguali, ognuno e diverso dall’altro, enormi Querce e maestosi Lecci si alternano a alberi più snelli il cui tronco sembra voler raggiungere il cielo, Corbezzoli pieni di frutti gialli, arancioni e rossi, arbusti di ogni specie, pieni di bacche… e le foglie dalle mille forme che creano un muro verde. Ma non un solo verde, centinaia di sfumature di verde, creano un meraviglioso dipinto vivente. I raggi del sole penetrano tra i rami e le foglie creando incredibili giochi di luci e di colori, le parole delle persone, adesso, sono solo un brusio sovrastato dal cinguettio degli uccelli e dai rumori del bosco. Ma come fanno a parlare e a distrarre gli occhi dalle cose meravigliose che li circondano. Qualcuno ha visto dei funghi, più in la ci sono dei fiori, api e altri insetti gli ronzano intorno. “SU! SU QUELL’ALBERO… UNO SCOIATTOLO!”.
Oreste dice che se solo facessero silenzio ne potrebbero vedere tanti di animali. Che certamente sono qui intorno e ci stanno osservando.
Quanto sarebbe bello per Giovanni poterli vedere… ma attenzione, il gruppo attraversa un torrente. C’è chi lo supera con un salto, subito emulato senza successo da chi lo segue. Il piede che affonda nell’acqua è seguito dalle risate di chi gli sta intorno e anche Giovanni sorride. La limpida acqua del ruscello riprende a scorrere e il suo rumore si unisce alla sinfonia del canto degli uccelli, del ronzio degli insetti e del fruscio delle foglie mosse dalla leggera brezza che nel frattempo ha iniziato a muovere i rami degli alberi. Una sola parola riassume il tutto. “Armonia”.
Oreste dice che se solo facessero silenzio ne potrebbero vedere tanti di animali. Che certamente sono qui intorno e ci stanno osservando.
Quanto sarebbe bello per Giovanni poterli vedere… ma attenzione, il gruppo attraversa un torrente. C’è chi lo supera con un salto, subito emulato senza successo da chi lo segue. Il piede che affonda nell’acqua è seguito dalle risate di chi gli sta intorno e anche Giovanni sorride. La limpida acqua del ruscello riprende a scorrere e il suo rumore si unisce alla sinfonia del canto degli uccelli, del ronzio degli insetti e del fruscio delle foglie mosse dalla leggera brezza che nel frattempo ha iniziato a muovere i rami degli alberi. Una sola parola riassume il tutto. “Armonia”.
Ci vuole tempo, molto tempo, prima che Giovanni si riprenda dallo stupore che lo ha sopraffatto. Usciti dal bosco, attraversano vigneti e oliveti, grandi prati incolti. La vista si apre su ampi panorami.
Quasi gli viene a mancare il fiato di fronte a spazi cosi grandi. Ma finalmente riesce a parlare. Conosce Massimo, gambe e spalle forti, che si sostituisce a Oreste alla guida della Joelette. Massimo è robusto, generoso, ha una mente semplice, un animo buono. Ha molta difficoltà ad imparare e ricordare come si fanno i conti, è di poche parole ma gli piace lavorare con gli altri, aiutare… e oggi è proprio lì per aiutare Giovanni.
D’un tratto si affianca Margherita. Lei non dovrebbe essere lì, per questo è arrabbiata, e ne ha tutte le ragioni. Margherita è una Regina, qualcuno l’ha portata in mezzo alla campagna a sudare e faticare come un suddito qualunque. E non si fa, proprio non si fa. Margherita chiede a Giovanni se sa chi può essere il responsabile per dargli la giusta ed esemplare punizione. Giovanni si scusa con la Sovrana ma non sa chi può essere stato. Umilmente Le consiglia, ormai che si trova li, di godere delle meraviglie che li circondano. Margherita accenna un sorriso, e prima di allontanarsi e riassumere l’austero ciglio che più si confà al suo rango, sembra davvero, per un attimo, ascoltare il consiglio di Giovanni.
Più in là c’è Emanuele. Emanuele vive in una bolla trasparente. Dove non può far entrare nessuno. Nessuno oltre a lui potrebbe sopravvivere lì dentro. La bolla si muove insieme a lui e lo accompagna sempre. E allora Emanuele vive in parallelo con gli altri, li protegge mantenendo la giusta distanza per garantirgli sicurezza. Poi c’è Marina, è bellissima e dolcissima. Giovanni la vede. I piedi di Marina non toccano la terra, la sfiorano, e ad ogni passo sotto al suo piede nascono fiori e farfalle. Marina parla continuamente, prende la mano delle persone e le accompagna nel suo meraviglioso mondo. Prende anche la mano di Giovanni e lo avvolge tra i mille colori che la circondano.
Più in là c’è Emanuele. Emanuele vive in una bolla trasparente. Dove non può far entrare nessuno. Nessuno oltre a lui potrebbe sopravvivere lì dentro. La bolla si muove insieme a lui e lo accompagna sempre. E allora Emanuele vive in parallelo con gli altri, li protegge mantenendo la giusta distanza per garantirgli sicurezza. Poi c’è Marina, è bellissima e dolcissima. Giovanni la vede. I piedi di Marina non toccano la terra, la sfiorano, e ad ogni passo sotto al suo piede nascono fiori e farfalle. Marina parla continuamente, prende la mano delle persone e le accompagna nel suo meraviglioso mondo. Prende anche la mano di Giovanni e lo avvolge tra i mille colori che la circondano.
Giovanni vorrebbe che questa giornata non finisse mai. Ma quando il gruppo torna al punto di partenza, la felicità, la stanchezza e le emozioni di quella meravigliosa esperienza, gli creano un sereno senso di appagamento. Durante il viaggio in auto per tornare a casa si addormenta e sogna.
“…immagina questo coperto di grano,
immagina i frutti e immagina i fiori.
E pensa alla voci e pensa ai colori…”
(cit. Il Vecchio e il Bambino di Francesco Guccini)
(cit. Il Vecchio e il Bambino di Francesco Guccini)
Sa che dopo la prima escursione, ce ne saranno altre, in una Natura Senza Barriere.
Emme
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