Oggi l’escursione è nei dintorni di casa, un percorso ad anello che alterna strade e sentieri tutte all’interno del triangolo che ha per vertici Vagliagli, Castellina e Radda.
Il cammino comincia e prosegue come tanti altri, o per lo meno così mi sembra che sia: boschi, arbusti, l’Arbia, che in questo punto è un bimbo che sta per farsi adolescente, qua e là radi poderi, qualche vigneto, piccoli lembi di terra dove l’uomo ha passato il pettine nella testa arruffata delle colline e edifici in pietra che paiono ritagliati da illustrazioni di un libro di fiabe; insomma, la solita, straordinaria bellezza.
Evidentemente c’è qualcosa di magico nella bellezza. Ma non è tutto qui.
Presto mi accorgo che oggi rispetto alle ultime uscite c’è qualcosa di nuovo. Deve essere ben nascosto però, perché lo avverto ma non riesco a metterlo a fuoco. Arriva a folate, a volte mi avvolge, intenso, altre è più rarefatto, ma sempre percepibile. Capisco che devo impegnarmi e fare la mia parte: metterci più attenzione, affinare i sensi, concentrarmi, è questo il mio compito se voglio godere appieno del privilegio di essere qui in questo momento.
Scruto, annuso, ascolto e alla lunga il lavoro, come sempre, paga.
È a Colle Petroso che i miei sensi trovano la chiave per risolvere l’enigma: la stagione!
Che stagione è? O meglio, che stagione diresti che è ora? Estate? No, dai, si vede a occhio nudo che non è più estate! Allora autunno? Beh, tecnicamente sì, ma mancano ancora troppi dettagli. Le foglie, per esempio. Sono ancora verdi e saldamente attaccate ai rami. E ai colori manca la malinconia, si vede che non è ancora arrivata. Vero, ma come è vero anche che la temperatura è diversa, non fa più caldo, basta guardare quanti camminatori si fermano a mettere la giacchetta tolta dieci minuti prima, o a ritoglierla dieci minuti dopo averla messa.
Quindi, che stagione è? Boh. È … quasi autunno!
Improvvisamente, mi vengono in mente i traslochi che ho affrontato in vita mia.
Mi guardo intorno e sono sbalordito da come la Natura fa il suo di trasloco, uno dei quattro che fa ogni anno, tra l’altro.
Dà e toglie la vita in tutti i suoi regni, sposta animali a milioni, muta i colori ad ogni cosa, abbassa la traiettoria del sole accorciando le giornate, rende più frizzante l’aria e, già che c’è, e visto che è femmina, le cambia pure il profumo e, dulcis in fundo, rinnova l’offerta dei suoi frutti, e con loro le ricette dei piatti che ci aspettano a casa, al termine della gita. E tutto questo mantenendo intatta la sua bellezza e senza un rotolo di nastro adesivo in giro.
Come non rimanere incantato da tanta maestria?
AF
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