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Parco Nazionale della Majella

Viaggiare nel tempo.

Un sogno, una fantasia che ognuno di noi ha in qualche modo pensato, immaginato, fantasticato. Ma si, si può viaggiare nel tempo. In certi luoghi, con l'aiuto di persone straordinarie si può. Il racconto, la memoria, la conservazione delle tradizioni ci portano indietro nel tempo.

Di fronte alla natura, all'imponente e selvaggia natura, spesso impietosa per chi osa sfidarla, possiamo solo umilmente accettare il nostro ruolo di comprimari ed accettare di sorbire piccole dosi di bellezza. Saliamo sotto il sole, cercando l'aiuto degli alberi che sono lì ad aiutare il passaggio degli uomini da decine di anni, lungo sentieri che oggi affrontiamo per piacere, per la soddisfazione degli occhi e dello spirito, alla ricerca della sfida e di una socialità che, come l'aria quando superiamo i duemila metri, si fa sempre più rarefatta. 

Ma in luoghi come questo, dove non puoi permetterti di essere solo, dove gli altri hanno bisogno di te e tu degli altri l'umanità torna a farsi grande, ogni qualvolta le difficoltà lo richiedono.

I passi si susseguono, lenti, ma la fatica è ripagata dallo spettacolo che la natura offre da milioni di anni. Sono luoghi senza tempo, un palcoscenico dove hanno un ruolo solo il giorno e la notte, il susseguirsi delle stagioni, il caldo e il freddo, la pioggia e la neve, il vento e le tempeste. 

È in questi luoghi che inizia il nostro viaggio nel tempo, grazie alla passione, alla dedizione e alla competenza di ragazzi straordinari. Nunzio, Perluigi, Paolo, Emanuele, Francesco ci accompagnano, ma soprattutto ci raccontano. Ci raccontano la storia di un tempo passato, un tempo dove quei sentieri erano il regno di Briganti e di Pastori, di Pastori e di Briganti, figure di cui si a stento si distinguono i contorni tanto sono annebbiati, sfumati dalla miseria che addenta le viscere, sconvolge la mente e gli animi, nutre la ferocia. Giovani disperati che affrontano e sparano contro altri giovani in
divisa. Anche loro, poveri e disperati, pronti a obbedire all'ordine di sparare per un tozzo di pane a giovani contadini che versano sudore, lacrime e sangue in un terra arida e spietata. Una terra bella come non ce ne sono altre. La loro terra.

E d’un tratto li vedi. Vedi i Briganti e vedi i Pastori, vedi i Soldati e vedi i Fucili. E lo senti, il crepitio degli spari, e le senti, le disperate grida. Se volgi lo sguardo alle rocce, di nuovo li vedi, pur nella incerta scrittura ad incidere una traccia di se, soli, ma con la voglia di testimoniare ai posteri la loro presenza in quei luoghi. Dalle incisioni nelle rocce vieni travolto, trasportato nella loro solitudine, nella disperazione, nella orgogliosa rivendicazione di una estrema povertà.


Ma con i loro racconti continuiamo a viaggiare.


In un tempo passato dove a 13 anni eri un pastore e affrontavi, da solo, la montagna, con il gregge. La montagna è severa, non distingue i tuoi occhi di bambino. Non si fa impietosire dalla tua paura, dalla tua solitudine. Ma il pastore sopravviveva per mesi, da solo, in quei luoghi impervi, solo per portare a casa un tozzo di pane.
In altri tempi, in tempi dove l’orrore della guerra devastava questa terra, queste povere famiglie di pastori dividevano quel pane, quel poco che avevano con giovani che parlavano un'altra lingua. Rischiando la vita, condividendo la miseria, solo per consentire a degli sconosciuti di sopravvivere.
Dove è morto quel tempo? Dove è finita quell'umanità?
Avrete sentito dire che "in tempo di guerra ci si voleva più bene" e da privilegiati, vissuti in tempi di pace e prosperità avrete rifiutato questa disarmante verità.
Sarebbe semplice, oggi, vivere nell’altruismo e nella solidarietà. Ma prevale il rifiuto e l’odio. No! Non si può viaggiare nel tempo.

Si possono cercare l'altruismo e la generosità, il coraggio e la gentilezza abbandonati nelle pieghe di quel tempo. Ricordare gli slanci di umanità di cui erano capaci i giovani di nemmeno un secolo fa, in una terra dura e bellissima, l'Abruzzo e in tutto il resto di questo straordinario Paese.
Una montagna aspra e meravigliosa, la Majella.
Non la puoi scoprire in quattro giorni. Puoi solo stare al Suo gioco. Lasciarti trasportare, viaggiare nel tempo e tornare indietro, dopo aver ritrovato quell'altruismo, quel coraggio, quella generosità e gentilezza che in questi e in tanti altri luoghi sono nascosti, custoditi dalla memoria di uomini e donne, nelle pieghe del tempo.


Claudia, Cristina e Sabrina ci hanno accompagnato in questo viaggio, verso abbazie ricche di storia, inaccessibili eremi, rocche dal glorioso passato, borghi incantevoli, ingrottamenti di pastori, anguste valli e imponenti montagne.
Con il prezioso contributo di Leonardo, AEV FederTrek Escursionismo e Ambiente, che anche quando si allontana, lascia il suo cuore in Abruzzo. Le guide di Majambiente, che descriverei semplicemente innamorate... Dei Luoghi, della Terra, della Gente, della loro Montagna.
Abbiamo dormito e mangiato all'Hotel Mazzocca, dove con la stessa dedizione, la stessa passione e gentilezza, lo stesso amore, ci hanno fatto sentire … accolti.
Uomini e donne straordinarie gli abruzzesi. Orgogliosi di mostrare la loro terra, i loro costumi, i loro lutti, senza filtri, senza edulcorazioni.
Ma quanto è bella quella montagna!
Si, siamo gente curiosa, e la gente curiosa in quei luoghi è pericolosa. La strada è lunga e potremmo incontrare il buio. Nel buio, tra le pieghe del tempo ci sono i Briganti.
Quindi è bene ripartire prima che si faccia tardi.
E non datevi pensiero, il nostro viaggio è appena iniziato e certamente incontrerà di nuovo la
Gente e la Terra d'Abruzzo.

 

MM

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