Giro la chiave dell'auto e il cruscotto si illumina, diligente come sa esserlo solo una macchina. Il mio occhio corre veloce nell'angolo in basso a destra, quello della temperatura: il segno meno si pavoneggia con fare un po' spaccone davanti a un 3 che, al contrario, mogio, sembra implorarmi di credere che lui non c'entra. Mi guarda, il Meno, direi di più, mi sfida: "Dai, Andrea, fammi vedere se hai il coraggio di uscire di casa. Sappi che io da qua oggi non mi muovo!". Non sa con chi ha a che fare, questo Meno. Bisogna capirlo, è il primo di quest'anno, è ancora giovane e suoi modi guasconi più che freddo mi ispirano una paterna tenerezza. Alzo la lampo della giacca fin sotto il mento e parto. Giungiamo ad Arezzo. La comitiva, infagottata e sorridente, lascia il parcheggio fiduciosa. Sopra di noi il cielo pare smaltato; l'azzurro ha un'intensità benaugurante. Ci fermiamo sotto la Torre del Gnicche. Dalla finestra si sporge un alberello vestito...