Ad un certo punto, senza un particolare motivo, mi sono alzato dal tavolo, ho arraffato un paio di triangoli di cocomero e ho puntato con flemmatica determinazione il buio, al di là delle pozzanghere di luce artificiale che bagnavano l'allegria che serpeggiava per i tavoli. Il buio di campagna è diverso da quello di città, libera fantasie più infantili, è popolato da creature più strane e percorso da silenzi più acuti. Anche qui però, come in città, il buio non prende iniziative; è solo la tua paura a decidere se ti terrorizza o ti protegge. L'aria mi è sembrata più fresca al buio; forse era solo suggestione, ma ci ho creduto volentieri e sono rimasto. Da lì, l'allegro brusio degli escursionisti era piccolo piccolo, poco più che un indistinguibile sottofondo ed è stato facile guardarsi intorno, assaporando il piacere che si prova nel fare le cose senza fretta. La linea dell'orizzonte, un merletto di ulivi già pronti per andare a dormire ma ancora capaci di asseconda...